BENISSSIMO! Cronache di un’anima in tempesta


Di e con Tiziana Michelotto
Musiche originali:
Rachele Colombo e Roberta Righetti
Un viaggio femminile, irriverente e catartico tra musica, poesia e monologhi che esplorano le finzioni e le contraddizioni quotidiane che ci intrappolano. Uno spettacolo che mescola linguaggi diversi e affronta temi universali tra risate amare e momenti di profonda commozione generati dall’urgenza di riconnettersi con la natura e con se stessi.
SINOSSI
L’attrice in scena, affiancata da due musiciste, si destreggia tra monologhi taglienti, poesie performative e momenti di pura follia, svelando con ironia e sarcasmo le ipocrisie del “come stai?”, dove tutti fingiamo di stare “benisssimo”, nell’assurdità di un mondo che ci vuole sempre al massimo anche quando siamo sull’orlo del baratro.
Lo spettacolo ci conduce nel mondo del tango argentino, dove l’attrice, appassionata ballerina, smaschera le contraddizioni tra la radice sociale di questa danza, nata dall’incontro di culture diverse, e l’atteggiamento di certi ballerini, “replicanti” di un’illusione di perfezione. L’umore dell’attrice è un’altalena impazzita, un susseguirsi di emozioni contrastanti, dalla gioia effimera alla rabbia incontenibile, dalla fuga nello spazio per ridimensionare le preoccupazioni al ritorno alla realtà, con le sue ansie e scadenze. Il tempo, tiranno inesorabile, ci ruba la vita, ci intrappola in una routine da “topo sulla ruota del criceto”, ma l’attrice sogna un tempo senza tempo, come quello sperimentato recentemente sul cammino per Santiago.
L’essere umano, animale “più evoluto”, ha complicato la sua esistenza, perdendo la visione d’insieme e specializzandosi in microscopiche parti del mondo. Le parole non dette, le emozioni represse, fanno rumore, un rumore assordante che si scontra con l’indifferenza delle notizie di guerra. Ma racconta anche delle trappole nelle quali tutti cadiamo e del talento particolare che ci differenzia dagli altri animali e cioè la nostra capacità di costruirci e rinchiuderci nelle nostre gabbie dorate.
Elenca i suoi desideri, dai più futili ai più profondi, e ci invita a fare lo stesso. L’acqua, elemento vitale e distruttivo, metafora dell’anima, ci ricorda la nostra fragilità e la nostra forza. Le trappole emotive e sociali, il patriarcato che limita uomini e donne, ci imprigionano in ruoli e aspettative soffocanti.
Tra umori ballerini, passeggiate immaginarie nello spazio e riflessioni sul tempo che sfugge, l’attrice conduce il pubblico in un viaggio che oscilla tra comicità e introspezione. Racconta del bisogno umano di incasellare ogni cosa, della prigionia delle convenzioni sociali. L’amore, con le sue illusioni e sofferenze, ci mette di fronte al narcisismo, alla difficoltà di amare e di essere amati. Ma alla fine, la natura, come una madre amorevole, ci sostiene e ci guida, ricordandoci la bellezza e la potenza della vita.
Con un’ironia disarmante, si addentra nei tormenti dell’amore, delle relazioni tossiche e delle aspettative che ci incastrano in ruoli soffocanti. E proprio quando la narrazione sembra culminare in un gesto estremo — un tragicomico “maschicidio” simbolico — l’attrice ci riporta alla bellezza della natura, che accoglie, cura e riconcilia.
Un monologo vibrante che, con leggerezza e profondità, ci invita a smascherare le nostre finzioni quotidiane e a riconciliarci con la nostra umanità fragile, imperfetta, ma autentica.
Uno spettacolo che ci spinge a riflettere sulla nostra autenticità, sulla nostra capacità di connessione con gli altri e con la natura, un invito a liberarci dalle finzioni e a vivere pienamente il nostro viaggio nel mondo.
L’universo infinito è un eco di noi stessi: la felicità è connessione. Come possiamo sintonizzarci su questa armonia e trovare la felicità in questa immensa rete?
Scheda tecnica per organizzatori
Video Spettacolo (13 minuti) https://youtu.be/ichblD0xjco

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